Il Pensiero

                                (DETTATO DA CARLO DONATI IL 09/10/2010 )

 

Si pensa sempre che l’evoluzione spirituale si identifichi col pensiero cosicché nei tempi futuri l’uomo evoluto di allora sarà capace di chissà quali pensieri. In realtà l’uomo e quindi quella parte spirituale dell’uomo, l’IO, ha bisogno sì del pensiero inteso però come mezzo e non come fine: il pensiero è il mezzo per ottenere coscienza e l’evoluzione va nella direzione non di avere chissà quali grandi pensieri, ma piuttosto di sapere usare quel pensiero solo relativamente per scoprire il senso delle cose e non per dare il senso nostro alle cose. L’evoluzione riguarda la coscienza ma essa dipende dal tipo di pensiero. Metaforicamente parlando, in termini immaginativi, potremmo dire che l’uomo evoluto del futuro è un uomo senza testa per quello che la testa può servire a ragionare, ma è un uomo che pur non avendo testa è il capo del sistema: non ha testa, ma è la testa, il capo del sistema, un capo che non ragiona più, non fa più le sue pensate, non ha più le sue rappresentazioni mentali, ma un capo che al posto delle rappresentazioni mentali della sua testa organizza le rappresentazioni di tutta la realtà fisica esistente in proporzione alla coscienza acquisita in fasi evolutive precedenti col pensiero dalla nostra testa. Va da se, in realtà, che questo grado di coscienza non può che essere che quello unico di avere coscienza e basta: per quanto, immaginativamente, noi possiamo pensare la coscienza in termini quantitativi, in realtà essa o c’è o non c’è. Si pensa sempre che con la grande coscienza finalmente si faranno le grandi pensate giuste, NO. Con la grande coscienza conquistata non per grandi pensate ma con le pensate sudate per arrivare ad accontentarsi del reale si smette di pensare, così come noi oggi lo sperimentiamo, ma sarà la coscienza ad agire nel sostenere la realtà fisica che allora ci sarà fuori dal solido e che apparentemente, per un ipotetico spettatore, che osservasse la nostra realtà dal di fuori dal nostro sistema, tutto apparirebbe come una “pensata” comune degli IO. Si dice spesso, e il più delle volte dando a questo dire dei significati più diversi, che la vita è un gioco senza capire esattamente cosa si deve intendere per gioco o pretendendo che il gioco serva almeno per illudersi a comparare la frustrazione che la vita ci ha dato. Nel gioco vissuto come tale, quindi privo di tutti gli orpelli della nostra psiche, avviene che il soggetto è impegnato nelle sue azioni ludiche in forma coerente al senso che lui ha dato al gioco ma pronto ad accettarlo come tale, come esercitazione fatta seriamente, ma senza la pretesa che andasse a sostituirsi alla realtà: fare seriamente come se fosse vero ma a un certo momento accettare che vero non è ma non per questo avere dei rimpianti, dei rimorsi o pretese di altro tipo. Cosa è che vale nel gioco? L’impegno serio a essere coerenti all’impegno nostro e accettare che la realtà possa anche contraddire quanto da noi fatto seriamente con l’impegno. Solo se sai seriamente giocare sei sempre vincente perché nel gioco non puoi mai vincere quello che vorresti ma vinci se ottieni quello che il gioco può darti. Il gioco non può mai darti un potere fisico, ma fa crescere chi può darti potere sul tuo fisico. La qualità prima di ogni gioco, e quindi anche del grande gioco della vita, è quello che porta i bambini a giocare: l’entusiasmo. Il gioco è impegno a rispettare delle regole senza pretendere che l’impegno ti dia quello che ti sei prefissato e accettare di ricominciare.

 

11/12/2011

il PENSIERO nasce dal ricordo minerale del METABOLISMO aggiunto al ricordo, ancora più ricco di informazioni del "SENTIRE"

Il PENSIERO UMANO sulla terra è l'unica realtà che può competere con la COSCIENZA CREATRICE